Victor Delamont

e l’origine del mito





2015, nasceva la Delamont.
Tutti i grandi marchi hanno una grande storia. Tutti, tranne Delamont. 

C’è una consuetudine molto comune, quella di raccontare i momenti salienti, i fatti topici della storia di un’azienda come azioni degli eroi che l’hanno costituita. Nella realtà, però, tutto è più modesto, le decisioni sono state spesso inconsapevoli e la successione di eventi hanno avuto più fortuna che buonsenso. Solo a posteriori si possono sceglierne i migliori e creare da questi una narrazione epica.

Ma se non abbiamo nemmeno una piccola storia?
Ha senso forzarla?
E se… se andassimo oltre? Se inventassimo eventi meravigliosi? Tanto grandi da essere quasi incredibili?
Nei film si fa così, no?


Così è nato il mito di Victor, il fondatore della Delamont. Nella sua storia ci sono i Diari della Motocicletta, un po’ di Mundial Dimenticato, Scorsese e Howard Hughes, e un po’ della storia vera dei miei nonni.

Ma serviva un documento finto che ne testimoniasse l’autenticità:


Lui è Nicola, che si è gentilmente prestato a diventare parte della storia.
Con una camicia bianca, il maglione della nonna, una moto vecchissima e una macchina fotografica altrettanto vecchia è diventato Victor Delamont, il leggendario fondatore.






La foto è del 2015, e così è nata la storia,
solo che non è vera.



Mentre questa è una storia vera:
mio nonno, mio papà, il bulldog francese, la moto più veloce del Marocco
e il biplano che pilotavano, tanti tanti anni fa a Tangeri.